lunedì 28 novembre 2011

Sunset Boulevard (UPDATED)

(estratto da MEGA #174 edizioni ALASTOR)
Frank Miller è forse il creatore di fumetti più famoso d’America. Nel corso della sua carriera è riuscito a raggiungere risultati incredibili e credo che pochi altri autori possano vantare un curriculum come il suo.
Dopo aver reinventato il personaggio di Daredevil per la Marvel in uno splendido ciclo di storie all’inizio degli anni ’80, inframmezzandolo con la mini Ronin, frutto di un colpo di fulmine con i manga e soprattutto con le atmosfere di Kazuo Koike e Goseki Kojima su Lone Wolf & Cub, passò alla DC per la quale creò forse la più famosa storia di Batman mai scritta, quel Dark Knight Returns che presentava un Cavaliere Oscuro anziano e a riposo ma non domo che decide di tornare in attività in una società ormai decadente. Fu un successo clamoroso. L’anno dopo sempre alla DC, questa volta solo come sceneggiatore per gli splendidi disegni di David Mazzucchelli, dopo aver narrato l’Omega del mito Batman decide di reinterpretarne l’Alfa rinarrando, aggiornandole  le origini di Batman. Negli anni successivi riportò in auge il genere noir nel fumetto con le mini dedicate a “Sin City”, ed il genere storico interpretando col suo stile la battaglia delle Termopili nella mini “300”, entrambi i progetti sono successivamente stati trasposti al cinema con grande successo.
Insomma, una Leggenda del fumetto americano.
Poi dopo essere tornato a vivere nel 2001 ad Hell’s Kitchen a New York, mentre accarezza l’idea, forse in un delirio di onnipotenza, di dedicarsi ad un fumetto “a-la-300” che ripercorresse la vita di Gesù Cristo ed avere partorito insieme ai vertici entusiasti della DC la decisione poco intelligente di dare un seguito a Dark Knight Returns, in una mattina di settembre Osama bin Laden decide di schiantare due aerei sulle Torri Gemelle e, come si dice nei fumetti americani, niente è stato più lo stesso.
Di fronte ad un tale attacco da parte di forze nemiche agli Stati Uniti, in Frank Miller, così come in molti altri suoi connazionali, comincia a ribollire una sorta di delirio nazionalistico.
Diciamoci la verità, che Frank non fosse Fidel Castro ce ne eravamo accorti già da un pezzo, da ognuna delle sue opere è sempre apparsa abbastanza palese la sua visione della società e del mondo; se in una famosa intervista post 11 settembre al Comics Journal si dichiara politicamente un “liberal eagle”, già da un po’ nei suoi lavori più recenti si cominciava a sentire un’aria, come dire, da “olio di ricino e manganelli”.
A questo punto però Frank decide di scendere in campo. Terminato il pessimo Dark Knight 2 e messa da parte la biografia del Cristo,  annuncia un “propaganda comics”, un fumetto come quelli che si facevano durante la Seconda Guerra Mondiale in cui i supereroi si picchiavano con spie naziste e battaglioni di truppe dell’Asse. Il personaggio prescelto per suonarle ad Al Qaida sarà Batman nella mini Holy Terror, il tutto orchestrato dall’amico ed editor della DC Bob Schreck. Quando la notizia viene fuori molti fan di Miller restano alquanto basiti, dopo essere stato per anni portabandiera della new wave del fumetto americano adesso i suoi lavori denotavano una certa stanchezza mentale; la sua ultima opera, DK2-Dark Knight Strikes Again, era stata una pantomima di sequel, con scene forse più adatte a Sin City che a Gotham e colorato tra l’altro in maniera orrenda da una Lynn Varley che aveva comprato Photoshop la mattina precedente, inoltre i disegni dello stesso Miller cominciavano ad apparire non più smaglianti come un tempo.
Insomma sembrava proprio che il suo percorso artistico avesse imboccato una china discendente, continuando tra l’altro a condire il tutto con interviste nelle quali decantava i vantaggi della allora imminente invasione in Iraq, non tanto per il petrolio o le armi di distruzione di massa quanto per dimostrare al mondo islamico di poter portare la propria vendetta in qualunque momento, andando ad umiliare Saddam Hussein colpendolo nella sua figura di leader mediorientale.
Paradossalmente è proprio a questo punto che la notorietà di Frank Miller straborda al di fuori dei confini del mondo del fumetto. Hollywood torna a bussare alla sua porta diversi anni dopo la deludente esperienza come sceneggiatore dei sequel di Robocop, questa volta la chiamata è di tutto rispetto e proviene dal “Clan Tarantino”. Robert Rodriguez, già regista di El Mariachi e Desperado e protégé di Tarantino, da sempre grande fan delle opere di Miller, decide di trasporre al cinema SIN CITY, ma non si accontenta di adattarlo al grande schermo, decide di chiamare Miller come co-regista e lo girano insieme usando il fumetto come se fosse lo storyboard del film, trasponendolo praticamente vignetta per vignetta, ricreando totalmente la pagina disegnata; inoltre Rodriguez decide di girarlo con una nuova tecnica che ricrei il bianco e nero delle tavole ed affidandosi ad un cast da sbancare i botteghini che comprendeva Bruce Willis, Benicio Del Toro, Mickey Rourke e Clive Owen insieme a tanti altri. Fu un grande successo che aprì a Miller le porte di una nuova notorietà, dopo il successo di Sin City ed in attesa di poterne fare un seguito anche un altro suo graphic novel viene trasposto con lo stesso procedimento inventato da Rodriguez per il primo film, questa volta si tratta di “300”, per la regia del semi esordiente Zack Snyder. Anche in questo caso il successo arrise al progetto trasformando il film in un instant-cult tra le nuove generazioni ma attirandosi anche critiche di razzismo anti islamico per il modo in cui vengono descritti i persiani di Serse.
(la successiva parte di articolo non è stata pubblicata in quanto l'editore BAO, esclusiva Alastor, ha annunciato la pubblicazione del volume Holy Terror)
Grazie a questa attenzione mediatica il nome di Frank Miller diventa, ancor più che in passato, una calamita di attenzione, lo si capisce a pieno quando decide di tornare al fumetto con una nuova avventura di Batman disegnata stavolta da Jim Lee, creando così una coppia da sogno per qualsiasi fan del fumetto americano. La serie All Star Batman & Robin diventerà il best seller di quell’anno ma risente di interminabili ritardi dovuti agli impegni hollywoodiani di Miller e ad una carenza di idee quasi disarmante, ogni pagina è splendidamente disegnata da un Jim Lee al meglio delle sue abilità, grazie anche all’enorme quantità di tempo a disposizione tra una sceneggiatura e l’altra, più che un fumetto di Miller sembra la sua parodia e resta tuttora incompiuta per i molteplici impegni di entrambi gli autori e speriamo che resti così, visto che già da tempo si è guadagnata il titolo di “CaXXta meglio disegnata della storia dei comics”.
Ed infine quest’anno, dieci anni dopo l’attacco alle Torri Gemelle, è finalmente uscito Holy Terror, il “propaganda comic” anti Al Qaida; nel frattempo però alcune cose sono cambiate. Dopo aver letto la sceneggiatura la DC si è tirata indietro e non ha concesso l’uso di Batman per il progetto, tra l’altro l’amico editor Bob Schreck era stato licenziato dopo un problema col numero 10 di All Star che l’editore era stato costretto a ritirare dagli scaffali e ristampare a causa della mancanza di pecette nere su alcune battute di Batgirl cariche di parolacce, il tutto a quattro mesi dall’uscita del numero precedente aumentando ancora di più il ritardo della serie, inoltre la Legendary Pictures, che aveva prodotto i lungometraggi ispirati ai suoi lavori, aveva deciso di aprire una sussidiaria che pubblicasse fumetti da adattare successivamente al grande schermo; è qui che si accasa il progetto Holy Terror che, col beneplacito della DC, propone un vigilante  speculare a Batman di nome Fixer che mentre insegue una ladra vestita da gatta viene coinvolto in un attentato e da qui prende l’avvio una delle storie più banali e stupide che la mente umana abbia mai concepito, tutti i personaggi sono ampiamente stereotipati e non vi è traccia del minimo approfondimento psicologico, una diffusa ignoranza permea tutto il volume, non un minuto del tempo di Frank Miller pare sia stato speso per approfondire la cultura islamica ed i motivi alla base del diffuso antiamericanismo della società mediorientale; l’unico discorso che muove la storia è che noi siamo i buoni e civilizzati e gli altri sono i cattivi e selvaggi e che se attaccati la vendetta si abbatterà su di voi più potente della collera divina.
Insomma, una vera ciofeca! Per di più disegnata alla caXXo di cane!!! In definitiva, fuori tempo massimo, se questa storia fosse uscita a ridosso dell’attentato alle Torri Gemelle forse avrebbe addirittura avuto un senso ma adesso, dopo dieci anni sembra solo l’invettiva di un vecchio e inacidito elettore dell’ultra destra americana. Devo ammettere, da vecchio fan di Frank Miller, che sono stati i dieci minuti, tanto occorre per leggere Holy Terror, più brutti della mia vita.
Poi non contento di averci deliziati con questo ignobile e puerile tentativo di propaganda, Frank Miller è riuscito di nuovo a stupire tutti quando dal suo blog si è scagliato contro i manifestanti di “Occupy Wall Street”, il movimento di cittadini indignati che ha deciso di occupare le strade del quartier generale della finanza americana. Miller li definisce così: “Occupy” non è altro che un gruppo di zoticoni, ladri, stupratori gente senza regole alimentata dalla nostalgia dell’era Woodstock. Questi pagliacci non possono fare altro che danneggiare l’America.” E ancora: Questa non è una rivolta popolare. Questa è spazzatura. In nome della decenza, tornata a casa, perdenti. Tornate nello scantinato della mamma a giocare con Lords Of Warcraft. O meglio ancora, arruolatevi per davvero. Forse i nostri militari potrebbero rimettervi in riga.”.
Non proprio Gandhi, vero?
Ovviamente il post non è passato inosservato e a scatenato una ridda  di reazioni, tra chi propone di boicottare Frank Miller e tutte le sue pubblicazioni a chi, forse più intelligentemente, gli fa notare di non aver compreso che le istanze avanzate dal movimento “Occupy” non chiedono il “socialismo reale” ma semplicemente più equità sociale. Anche tra i suoi colleghi c’e stato chi come Ann Nocenti ha provato a spiegargli che il movimento “Occupy” è composto da studenti, operai, giovani, anziani, ricchi, poveri, gente di destra e di sinistra e perfino qualche poliziotto e tutti chiedono la stessa cosa, non l’assenza di regole ma il cambiamento di quelle che consentono a poche banche di mettere in ginocchio un’intera nazione;  poi c’è chi come Mark Millar, sempre più abile smerigliatore di deretani, che ha dichiarato di non pronunciarsi sulla questione “Occupy” ma di apprezzare che Frank Miller abbia la possibilità di poter dire quello che pensa anche se non gradito a tutti.
Un poeta milanese invece dice che il Viale del Tramonto si percorre a piedi nudi, e allora, Frank, appendi le scarpe al chiodo e lasciaci una buona immagine di te, se sei ancora in tempo.

2 commenti:

Francesco Marino ha detto...

Si è rincretinito. Totale.

Aquila_della_notte ha detto...

Ti quoto l'ultima frase!