Bentornati amanti degli animali. Come dice sempre Piero
Angela in questi casi “Guardate che avete sbagliato rivista, a meno che non si
parli di Rob Liefeld!”.
Scusatemi, è stato più forte di me. Ma ora veniamo a noi,
cari scaricatori inveterati di fumetti americani, oggi inauguriamo una rubrica
che come le altre che si sono succedute su queste pagine avrà la cadenza ACDC,
che in questo caso non sta ad indicare il miglior esempio d’Arte proveniente
dall’Australia ma semplicemente l’organo riproduttivo dell’arcinoto migliore
amico dell’Uomo. La suddetta rubrica, che potrete chiamare “chi l’ha visto?”
oppure “che fine ha fatto Carmen San Diego?”, cerca semplicemente di rispondere
alla domanda che ogni lettore di fumetti si è posto prima o poi: “Ma che c..zo
di fine ha fatto quel Tal disegnatore che mi piaceva tanto?”
Sono tanti i desaparecidos del fumetto, scomparsi e
fugacemente ricomparsi e poi spariti di nuovo. Qualche esempio? Ve lo ricordate
Aaron Weisenfield? Alcuni anni fa disegnò una fantastica e osannatissima
miniserie che univa Deathblow, il mercenario creato da Jim Lee per scopiazzare
Sin City, e Wolverine. Due numeri nei quali spiccava il talento di questo
disegnatore per il quale tutti prevedevano un radioso futuro, uno storytelling
quasi perfetto, un dinamismo quasi orientale ed una cura maniacale per il
disegno che riecheggiava omaggi al Miller di Ronin, a Geoff Darrow e qualche
strizzata d’occhio a Moebius. E poi? Sparito. Decide che di fumetti ne ha
abbastanza e si dedica a quadri e opere scultorie abbandonando definitivamente
l’arte sequenziale e tornandovi solo fugacemente come copertinista per la
Vertigo ma con uno stile radicalmente cambiato e solo per pochi numeri. Oppure
possiamo parlare di Dale Keown, che all’apice del successo, dopo una
famosissima run di Hulk e una serie creator owned per Image molla tutto per lanciare
un gruppo punk rock con i suoi amici? Oppure il caso più emblematico, David Mazzucchelli
che dopo aver prodotto su testi di Frank Miller due delle storie più belle e
memorabili degli anni ottanta, “Devil: Born Again” e “Batman Anno Uno”, e di
fronte a proposte di ogni genere da parte delle major, decide che ne ha
abbastanza di supereroi e molla tutto dedicandosi a saltuari fumetti intimisti
su riviste underground, storie di giganti buoni e incompresi, di America rurale
e architetti insoddisfatti che gli sono valsi premi e riconoscimenti in tutto
il mondo.
Uno di questi autori scomparsi è Barry Windsor Smith,
illustratore inglese il cui talento sbocciò in alcune memorabili storie di
Conan all’inizio degli anni ’70 e che negli anni ha prestato il suo tratto ad
alcune meravigliose storie come VitaMorte 1 e 2 su X-Men, oppure Weapon X, primo
approfondimento sulle origini segrete di Wolverine, quando questo aspetto era
parte integrante del fascino del personaggio.
Smith ha legato il suo nome anche ai primi tentativi di
creare universi supereroistici alternativi al duopolio Marvel/DC partecipando
prima all’avventura della Valiant di Jim Shooter con Solar: Man of the Atom e
il divertentissimo Archer & Armstrong e poi con la Malibu con Rune. Successivamente
lancia il suo antologico personale BWS Storyteller alla Dark Horse che chiude però
dopo 9 numeri e lasciando le serie in sospeso fino ad alcune successive
ristampe Fantagraphics che proporranno le storie complete.
Dopo di ciò solo qualche sporadica apparizione, una
storiellina breve qui, una copertina là fino al 2002 poi più nulla; nel 2006
annuncia sul suo sito di stare lavorando ad una graphic novel dedicata alla
Cosa dei Fantastici 4 che nessuno ha più sentito nominare. E allora, che fine
ha fatto?
Quello che molti non sanno è che Smith è un noto
riciclatore di storie, non che copia le idee degli altri badate bene, ma solo
che se un suo progetto per un qualche motivo non è stato accettato allora lui
lo ha riadattato e usato per i propri scopi. Vi faccio qualche esempio, dopo il
successo di VitaMorte 1 e 2, Smith propone alla Marvel il terzo capitolo ma
l’editore gentilmente rifiuta, si viaggiava già verso le inutili scazzottate di
oggi e l’intimismo di quelle storie non era più gradito. Smith non si perde
d’animo e riadatta la storia in quello che sarebbe diventato Adastra in Africa.
Succede anche con Freebooters, una delle serie di Storyteller che richiamava
decisamente le atmosfere di Archer & Armstrong, anche se in alcune
interviste Smith ha dichiarato che l’idea di Freebooters era precedente e
trovandosi a lavorare sulla serie Valiant usò alcune di quelle idee su quelle
pagine.
Non male eh? Ma come vi dicevo, bocciata. Anni dopo Peter
David avrà alcune delle stesse idee e a quel punto i tempi sarebbero stati
maturi per reinventare le origini del personaggio.
Smith ha ripreso invece il suo concept, lo ha ripulito
degli aspetti Marvel e ha reso tutta la storia più adulta, e da quella bozza
pare stia nascendo uno dei suoi lavori più belli e sentiti, alcune anteprime
apparse online sembrano meravigliose e mostrano la maniacalità con cui Smith si
è dedicato al progetto negli ultimi 10 anni. Insomma Barry Windsor Smith sta
per tornare, a chi toccherà la prossima volta?
Un altro caso risolto per l’agenzia Pinkerton.
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