Bentornati amanti degli animali. Come dice sempre Piero
Angela in questi casi “Guardate che avete sbagliato rivista, a meno che non si
parli di Rob Liefeld!”.

Sono tanti i desaparecidos del fumetto, scomparsi e
fugacemente ricomparsi e poi spariti di nuovo. Qualche esempio? Ve lo ricordate
Aaron Weisenfield? Alcuni anni fa disegnò una fantastica e osannatissima
miniserie che univa Deathblow, il mercenario creato da Jim Lee per scopiazzare
Sin City, e Wolverine. Due numeri nei quali spiccava il talento di questo
disegnatore per il quale tutti prevedevano un radioso futuro, uno storytelling
quasi perfetto, un dinamismo quasi orientale ed una cura maniacale per il
disegno che riecheggiava omaggi al Miller di Ronin, a Geoff Darrow e qualche
strizzata d’occhio a Moebius. E poi? Sparito. Decide che di fumetti ne ha
abbastanza e si dedica a quadri e opere scultorie abbandonando definitivamente
l’arte sequenziale e tornandovi solo fugacemente come copertinista per la
Vertigo ma con uno stile radicalmente cambiato e solo per pochi numeri.
Oppure
possiamo parlare di Dale Keown, che all’apice del successo, dopo una
famosissima run di Hulk e una serie creator owned per Image molla tutto per lanciare
un gruppo punk rock con i suoi amici? Oppure il caso più emblematico, David Mazzucchelli
che dopo aver prodotto su testi di Frank Miller due delle storie più belle e
memorabili degli anni ottanta, “Devil: Born Again” e “Batman Anno Uno”, e di
fronte a proposte di ogni genere da parte delle major, decide che ne ha
abbastanza di supereroi e molla tutto dedicandosi a saltuari fumetti intimisti
su riviste underground, storie di giganti buoni e incompresi, di America rurale
e architetti insoddisfatti che gli sono valsi premi e riconoscimenti in tutto
il mondo.

Uno di questi autori scomparsi è Barry Windsor Smith,
illustratore inglese il cui talento sbocciò in alcune memorabili storie di
Conan all’inizio degli anni ’70 e che negli anni ha prestato il suo tratto ad
alcune meravigliose storie come VitaMorte 1 e 2 su X-Men, oppure Weapon X, primo
approfondimento sulle origini segrete di Wolverine, quando questo aspetto era
parte integrante del fascino del personaggio.

Dopo di ciò solo qualche sporadica apparizione, una
storiellina breve qui, una copertina là fino al 2002 poi più nulla; nel 2006
annuncia sul suo sito di stare lavorando ad una graphic novel dedicata alla
Cosa dei Fantastici 4 che nessuno ha più sentito nominare. E allora, che fine
ha fatto?
Quello che molti non sanno è che Smith è un noto
riciclatore di storie, non che copia le idee degli altri badate bene, ma solo
che se un suo progetto per un qualche motivo non è stato accettato allora lui
lo ha riadattato e usato per i propri scopi. Vi faccio qualche esempio, dopo il
successo di VitaMorte 1 e 2, Smith propone alla Marvel il terzo capitolo ma
l’editore gentilmente rifiuta, si viaggiava già verso le inutili scazzottate di
oggi e l’intimismo di quelle storie non era più gradito. Smith non si perde
d’animo e riadatta la storia in quello che sarebbe diventato Adastra in Africa.
Succede anche con Freebooters, una delle serie di Storyteller che richiamava
decisamente le atmosfere di Archer & Armstrong, anche se in alcune
interviste Smith ha dichiarato che l’idea di Freebooters era precedente e
trovandosi a lavorare sulla serie Valiant usò alcune di quelle idee su quelle
pagine.

Non male eh? Ma come vi dicevo, bocciata. Anni dopo Peter
David avrà alcune delle stesse idee e a quel punto i tempi sarebbero stati
maturi per reinventare le origini del personaggio.

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