sabato 4 giugno 2011

Born in the U.S.A.! I was...


Bentornati comics fan.
Questo mese avrei voluto parlarvi di Superman e della sua rinuncia alla cittadinanza americana ma, dopo soli 10 giorni la DC ha fatto repentinamente marcia indietro e, dopo un’evocativa pagina del mensile dell’Uomo d’Acciaio in cui lo stesso sparava un ignobile pistolotto sulla bandiera americana e quello che rappresenta, l’editore ha emesso un comunicato stampa in cui afferma che la storia di Action Comics 900 a firma David Goyer, è solo una storiellina breve che non avrà ripercussioni sulle storie future di Superman che, cito testualmente, “è e resta americano tanto quanto la torta di mele”.
Cosa è successo nei 10 giorni che sono intercorsi tra la pubblicazione dei due mensili del kriptoniano? Un casino di proporzioni inenarrabili! Ma partiamo dall’inizio. Negli ultimi anni la Marvel, a furia di accoppare i suoi eroi è riuscita, sempre più spesso, ad apparire su tutti i media e le news degli States creando un enorme interesse per i suoi albi, anche solo per quel mese, e trasformando questo enorme interesse in vendite. Insomma, se questo mese ammazzo uno dei Fantastici 4 e avviso tutti i giornali e telegiornali d’America della cosa allora un sacco di gente, anche solo per curiosità, entrerà in una fumetteria per comprare quell’albo che crede storico, poco importa se poi in pochi mesi tutto tornerà alla normalità e la Torcia Umana riapparirà dalla Zona Negativa più bello che pria. Da un punto di vista commerciale sarebbe una cosa geniale solo che, come al solito, la Marvel ne sta abusando in maniera smodata.
A questo punto la DC ha pensato che era da stupidi non fare la stessa cosa e, approfittando del fatto che la serie che aveva dato i natali al genere supereroistico toccava le 900 uscite, ha comunicato ai media che quel numero di Action Comics sarebbe stato epocale.
Cosa proponeva il sommario di Action Comics # 900? È presto detto; come ogni numero anniversario che si rispetti l’albo propone varie storie brevi. Il team creativo è di tutto rispetto: Paul Cornell, Paul Dini, Geoff Johns, Damon “Lost” Lindelof, Gary Frank, Ryan Sook, Pete Woods e tanti altri, e per chiudere una breve storia in forma di storyboard di Richard Donner il regista del primo Superman ed una di David Goyer, il co-sceneggiatore dei Batman di Nolan e del prossimo attesissimo film sull’Uomo d’Acciaio. È questa la storia che ha dato inizio al caso. Goyer ci racconta di un Superman quanto mai deciso, che si espone in prima persona contro il governo di un altro paese, in questo caso l’Iran di Ahmadinejad, in favore di manifestanti minacciati dalle forze governative. La sua sola presenza ispira migliaia di manifestanti a scendere in piazza contro il governo iraniano ma al suo ritorno negli States viene affrontato da un burocrate governativo che gli comunica che le sue azioni in Iran hanno causato un incidente diplomatico tra i due paesi e che deve rendersi conto che le sue azioni vengono viste come emanazione diretta di quelle del governo americano. È a questo punto che Superman zittisce il politico dicendogli che i suoi poteri sono al servizio di chiunque ne ha bisogno, in qualsiasi parte del mondo, e che visto che le vicende degli esseri umani sono così interconnesse aldilà dei confini geografici allora dovrà rinunciare alla cittadinanza americana per meglio poter affrontare le sfide che gli si presentano. Apriti cielo!
Nei giorni successivi alla pubblicazione dell’albo credo di aver letto alcune delle più stupide pagine mai trovate sulla rete, fan inferociti, politici di destra che affrontavano l’argomento come se parlassero di una persona vera e non di un personaggio dei fumetti, post deliranti che accusavano Kal-El di essere un ingrato e un ipocrita se pensava di far continuare Clark Kent ad avere la cittadinanza americana, accuse di comunismo per il personaggio e i vertici della casa editrice, insomma un delirio di idiozia. Non credo che la DC si aspettasse questo anche se le vendite sono schizzate, quindi dopo 10 giorni ariecco il Superman nazionalista che decanta il valore di una bandiera che rappresenta l’accoglienza per tutti, anche se provenienti da un altro pianeta (ma non dal Messico, a quanto pare).
Insomma alla fin fine il pubblico americano è più ricettivo verso l’omicidio degli eroi in calzamaglia piuttosto che verso una presa di coscienza credibile da parte di un personaggio semi onnipotente che infondo ci vede come una specie in grado di incasinarsi l’esistenza talvolta con problemi puerili.
La paura da parte di una fetta di lettori di perdere una delle principali icone statunitensi ha fatto correre la DC ai ripari ma, dopotutto, posso capire che un popolo giovane come quello americano, privo di una mitologia leggendaria autoctona, che si riconosce in icone in fin dei conti molto recenti, oltre a Superman penso a Mickey Mouse oppure a personaggi leggendari come Johnny Appleseed o Paul Bunyan, ritenga di essere stato derubato della propria fantasia. Per i supereroi morire fa dunque parte del gioco delle parti mentre assumere una coscienza globale che guidi le azioni di questi eroi allora è sbagliato; se come faro delle proprie azioni c’è l’interesse del popolo americano allora intervenire in questioni estere può essere accettabile ma decidere che la priorità è il benessere di tutta la razza umana non è condivisibile, a meno che questo benessere non sia griffato “Stars & Stripes”.

1 commento:

Aquila_della_notte ha detto...

Come al solito, intervento splendido!