venerdì 25 marzo 2011

Dial K.I.N.G. for Kirby!

Bentornati comics fan.
Questo mese vi parlerò del Re, Jack Kirby, non con l’intervista promessa il mese scorso ma piuttosto con le vicende legali che i suoi eredi hanno imbastito contro la Marvel per rientrare in possesso dei diritti di quasi tutti gli eroi cardine del Marvel Universe.
Il sito inglese Bleedingcool.com dell’ottimo Rich Johnston sta seguendo da vicino la faccenda e si è preso la briga di pubblicare tutte le deposizioni preliminari dei testimoni principali. Attenzione però, quando dico deposizioni preliminari sto parlando degli albori della faccenda, per un verdetto passerà ancora molto tempo, in questo momento siamo in quella fase in cui bisogna decidere se esiste un caso da portare in tribunale o se si sta parlando di aria fritta.
Le prime deposizioni pubblicate sono quelle di Mark Evanier, storico e saggista del fumetto americano e amico/biografo di Kirby, convocato quale esperto dai querelanti, seguono poi quelle di John Romita Sr., decano della Marvel e storico disegnatore di Spiderman; Roy Thomas ex editor in chief della Casa delle Idee e a sua volta autore di capitoli salienti della storia dei comics; Larry Lieber, fratello di Stan Lee e collaboratore storico della casa editrice ed infine quella di Stan Lee, creatore del Marvel Universe e leggenda vivente del comicdome americano.
Tutte le deposizioni sono uno squarcio sulle origini degli eroi Marvel e sulla creazione del cosiddetto “Metodo Marvel” che sembra essere il vero nodo della faccenda. Per chi non lo sapesse il Metodo Marvel, inventato da Stan Lee, consisteva nell’inventare una storia base di poche righe, passarla al disegnatore che la trasformava in 22 tavole disegnate e solo successivamente inventare i dialoghi da inserire nella tavola già disegnata. Talvolta alla creazione della storia partecipava il disegnatore e talvolta era tutta farina di Stan. Il vero problema è che se il mini script di Stan Lee prevedeva: “l’eroe incontra la sua nemesi e si scazzottano per 5 pagine poi trova un modo per tornare a casa inosservato e poi si re-incontra con il nemico ri-scazzottandosi nelle ultime 7 tavole” ciò lascia scoperte una decina di tavole, di totale invenzione del disegnatore, per collegare le due risse. Inoltre era uso, agli albori del Marvel Universe, che i disegnatori inserissero a bordo tavola delle indicazioni per i dialoghi, o per spiegare delle situazioni, che Stan Lee poteva seguire o meno. Sia Roy Thomas che John Romita convengono che alla fine tutto partiva comunque da Stan Lee e solo quest’ultimo aveva la parola definitiva su quanto veniva pubblicato; entrambi ammettono però che l’apporto che dava Jack Kirby in questa fase fosse molto più marcato di quello di altri disegnatori. Sì, perché Jack Kirby non si limitava ad unire le scene d’azione, lui inventava personaggi e li inseriva nel mezzo delle scene e poi riempiva i bordi di note per un talvolta ignaro Stan Lee che, non poche volte, si vedeva costretto a richiamare il Re perché la storia non divagasse, il tutto condito dalle proverbiali incazzature di Kirby che più di una volta era uscito furente dall’ufficio di Stan Lee distruggendo tavole meravigliose ma bocciate dall’editor in chief che non gliele avrebbe pagate. Le note ai margini delle tavole di Jack Kirby sono proprio uno degli appigli degli eredi del RE che in queste vedono un apporto ben maggiore di quello di un semplice disegnatore.
Un altro argomento di discussione, molto caro al team di difensori messo in campo dalla Marvel/Disney, è quello degli assegni per il pagamento dei lavori. Ognuno di essi, e credo sia ancora così, porta un timbro che avvisa chi lo incassa che quello è il pagamento per un lavoro freelance e su commissione e tutti i proventi e i diritti derivanti da quel lavoro sono di esclusiva proprietà della casa editrice; incassare l’assegno significava accettare totalmente queste condizioni. Sia Stan Lee che Romita ricordano di averli accettati e incassati per anni, esattamente come Kirby e che quella era una prassi standard per l’epoca.
L’offensiva governativa degli anni ’50 che aveva accusato i fumetti di istigazione ai comportamenti violenti si era da poco conclusa ma l’industria dei comics ne era uscita con le ossa rotte, delle centinaia di testate ne restavano ormai poche decine e solo la DC continuava a pubblicare storie di supereroi.
La Leggenda, ricordata anche da Stan Lee, vuole che un giorno, durante una partita di golf tra Martin Goodman, proprietario di quella che poi sarebbe diventata la Marvel, e Jack Liebowitz, allora proprietario della DC, quest’ultimo si sarebbe vantato con Goodman dell’enorme successo che stava avendo l’albo della Justice League. Al suo ritorno in ufficio Goodman chiamò Stan Lee e gli ordinò di creare un gruppo di supereroi. Questa la leggenda dietro la nascita dei Fantastici Quattro. Nessuna casa editrice però poteva permettersi di assumere i creatori degli albi, erano tutti freelance. Anche per questo nacque il Metodo Marvel, per velocizzare il passaggio dal concept al tavolo da disegno e tenere così i disegnatori impegnati. Quegli assegni dall’essenza vessatoria erano la normalità nel settore e li usavano tutti gli editori, non solo di fumetti. E tutti i disegnatori li incassavano senza battere ciglio, dopotutto erano l’unica fonte di guadagno per loro. Per i difensori della Marvel l’aver accettato quegli assegni è la prova che Jack Kirby sapeva di rinunciare a tutti i diritti su quelle opere.
Qui entra in scena Mark Evanier, autore comico, già co-sceneggiatore del Groo di Sergio Aragones , amico e biografo del RE ed esperto di quello che un mio amico definirebbe estasiato “kirbyanesimo puro!”. Evanier è l’autore dello splendido libro KING (Edizioni BD) ed è il teste principale degli eredi di Kirby per dimostrare che quelle note al margine sono ben più che avvisi per Stan Lee ma veri e propri interventi sulla direzione della storia. Deve inoltre dimostrare che le somiglianze tra i Fantastici Quattro ed i Challengers of the Unknown, il precedente lavoro di Kirby per la DC, fossero qualcosa in più che una semplice coincidenza. Se dovesse riuscire a convincere di queste cose i giudicanti allora resterebbe da decidere se gli assegni incassati da Kirby già contemplavano questo tipo di interventi del disegnatore, che ne ha quindi rinunciato implicitamente all’incasso dell’assegno in favore della casa editrice o se, come sostengono i Kirby, questa parte del lavoro del RE non gli è stata mai pagata e quindi, implicitamente, non ha mai rinunciato ai diritti sui personaggi. Se dovessero vincere prevedo il patteggiamento più caro di tutti i tempi o la Disney potrebbe aver fatto il peggior affare della sua storia. Ecco quindi che il colosso di Burbank mette in campo il suo team di avvocati, agguerrito ai limiti dell’immoralità. Se vi dovesse capitare di leggere la deposizione di Evanier vedreste come la loro strategia è quella di screditare l’esperto dimostrando che Jack Kirby, livoroso per non essere stato trattato come Stan Lee dalla Marvel, era un vecchio rimbambito che Evanier avrebbe conosciuto quando era ormai in un età troppo avanzata per poter essere attendibile. Vedreste domande del tipo ”è vero che al Bar-mitzvà di un nipote Kirby disse di aver creato anche Superman?”, “Lei ritiene che Jack Kirby fosse un alcolizzato?” oppure la mia preferita “lei al momento in cui si svolgevano i fatti in oggetto aveva 7 anni quindi può avere solo una conoscenza indiretta degli eventi che le deriva dai racconti di Kirby (per loro un vecchio rimbambito e forse alcolizzato) come può ritenere di essere attendibile?” al che Evanier lo inchioda dicendo “anche il professore di Storia Medievale di Harvard non era presente agli eventi che insegna ma è considerato un luminare nel suo campo”.
Prevedo che si daranno un sacco di botte in tribunale, sono in ballo i fantastilioni, ragazzi!
Le altre deposizioni però, devo ammetterlo, sono molto belle; con le loro testimonianze Stan Lee, Romita, Thomas e Lieber aprono uno squarcio nel passato e ci riportano indietro ad un momento di pura energia creativa, un momento in cui il fumetto supereroistico stava per essere rivoluzionato per sempre. Da ognuno di loro traspare la nostalgia per un periodo in cui una storia dei Fantastici Quattro poteva essere concepita durante una corsa in macchina attraverso New York mentre Stan Lee, l’unico con la macchina accompagnava a casa Romita e Kirby, oppure Larry Lieber che, da fratello meno di successo, porta in vanto di essere l’inventore dei nomi dei personaggi, una cosa che al fratello risultava difficile. A Lieber dobbiamo i nomi di Tony Stark, Donald Blake, Bruce Banner e tanti altri; ma soprattutto da ognuno di loro traspare un enorme rispetto e ammirazione nei confronti di Kirby quasi ai limiti del fanatismo, mi viene in mente Larry Lieber che recupera dall’immondizia 8 tavole di Kirby che il fratello aveva appena bocciato e che il RE, uscendo inferocito, aveva strappato e cestinato; ora, con tanto di nastro adesivo originale del 1966, sono tra le prove del processo, oppure Romita che ammette di essersi sentito un criminale ogni volta che per esigenze di tempo, Stan Lee gli faceva correggere qualche tavola di Kirby, o ancora la meraviglia di Stan Lee quando Kirby consegnò le tavole dell’arrivo di Galactus che contenevano un personaggio non presente nel plot originale, un surfista d’argento che il RE aveva concepito autonomamente ritenendo che un divoratore di mondi dovrebbe avere qualcuno che lo precede annunciandone l’arrivo, un personaggio che divenne una delle icone della contestazione giovanile degli anni a venire.
In definitiva, un manipolo di disegnatori guidati da Stan Lee, un visionario col fiuto degli affari e, soprattutto col polso del mercato, stava per reinventare il genere supereroistico compiendo forse la prima vera destrutturalizzazione del genere ma creando, soprattutto, un nuovo universo di possibilità narrative.

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