Grazie ai mistici poteri di Don Gaetano e alla sua abilità di interpretare “o’Mistero”, coadiuvato dalle sovrannaturali capacità del “Monaco Rattuso” (quello di Posillipo non quello di Arcore) oggi apriremo un canale preferenziale col Paradiso del Fumetto e tenteremo di intervistare il mitico Will Eisner, una delle Leggende che hanno reso grande il Fumetto non solo americano.
Ecco che i due medium stanno andando in trance! Dalla nebbia vediamo avvicinarsi una figura. Chissà se… Ma sì, è proprio lui!
Mega: Benvenuto Maestro, grazie per aver accettato questa intrusione nel suo meritato riposo.
EISNER: Ma no, ma no, si figuri. Sono sempre disponibile, per quanto mi è possibile, a rispondere alle domande degli amanti del fumetto, ma la prego non mi chiami Maestro, da dove vengo in questo momento sono tutti Maestri ed io mi sono sempre reputato un artigiano.
M.: Grazie Mr. Eisner. Allora cominciamo. Com’è il posto da cui viene? E quali sono i colleghi che le fanno compagnia nell’aldilà?
E.: Beh, deve pensare che nell’Aldilà non esiste il Tempo come lo conoscete voi viventi e quindi lassù ci sono anche alcuni autori che, dove si trova lei, potrebbero essere ancora vivi. Inoltre credo di non svelare niente di compromettente se le dico che oltre ad un Paradiso del Fumetto esiste anche un Inferno del Fumetto ed una zona di espiazione delle malefatte editoriali che per comodità potremmo definire Limbo.
M.: In effetti l’avevo immaginato. E immagino anche che questi luoghi siano più affollati del Paradiso.
E.: Non potrebbe essere altrimenti. Vede, il Fumetto, esattamente come la Letteratura, è un medium trasversale, se possono coesistere sotto lo stesso “ombrello” i romanzi Harmony e le opere di Giganti come Dante, solo per citarle un autore suo connazionale, allora viene da sé che un medium inizialmente nato come mero intrattenimento e cresciuto fino ad evolversi in forma d’arte sia riuscito col tempo a creare estremi degni dei due esempi sopra citati. Insomma sia capolavori eterni che ciofeche inenarrabili per le quali qualcuno deve pur espiare il danno culturale che hanno generato.
M.: Conosco la sua proverbiale signorilità quindi non le chiederò di farmi qualche nome. Piuttosto nel frattempo come impiega il suo tempo? Continua a creare? Insomma lassù cosa fate?
E.: Vede, oltre a quelle temporali qui non esistono più le barriere linguistiche, quindi è bello anche poter interagire con autori stranieri come prima sarebbe stato impossibile. Credo sia una delle cose più piacevoli dello stare qui. Le faccio un esempio, proprio ieri Harvey Kurtzman mi ha presentato un giovanotto suo connazionale definendolo entusiasticamente “Genio!!!” si chiama Andrea Pazienza e devo dire che non ho potuto dargli torto. Senza starle a decantare la bontà della mia ultima lettura, una meravigliosa avventura marina degna del “Vecchio e il Mare” ad opera di Milton Caniff e Hugo Pratt. Un Capolavoro!
M.: Ma allora anche in Paradiso i fumetti continuano ad essere pubblicati?
E.: Non nel senso che intendete voi. Qui non esistono più gli editori ci basta andare in Biblioteca e prendere il volume che desideriamo.
M.: In Biblioteca????
E.: (ride) Sì, in Biblioteca. Spero non le sia estraneo il concetto di Biblioteca di Babele di Borges, credo sia quella che più gli si avvicina. Vede, la Biblioteca contiene tutti i fumetti pubblicati, ma anche quelli che non sono stati mai pubblicati o quelli solo pensati. Praticamente se lei pensa ad un fumetto, anche il più assurdo, qui c’è, perché qualcuno si è preso la briga di immaginarlo. Se vuole possiamo provare, pensi al fumetto più impossibile che le viene in mente.
M.: Accetto la sfida. Vediamo… “Zio Paperone e il Mistero degli Acidi Marroni”, testi di Grant Morrison e disegni di Carl Barks.
E.: Eccolo qua!
Mi passa un volume come se lo estraesse dal nulla. Ed è proprio lui! In una splendida edizione cartonata.
M.: (sbigottito) E sono tutti così? Intendo come confezione?
E.: (ride mentre mi vede sfogliarlo) No, è lei che lo ha immaginato così. Gliel’ho detto, l’unico limite è la fantasia per questo è il Paradiso del Fumetto. Io forse avrei scelto una confezione più maneggevole ma, sa com’è, io sono cresciuto negli anni della Grande Depressione e non avremmo mai potuto immaginare delle confezioni del genere per i nostri fumetti. Ah, ovviamente quello non posso lasciarglielo, sa, sono le regole.
M.: Capisco. Mi dica Mr.Eisner come lo vede da lassù il mondo del fumetto?
E.: Vede, il momento in cui lei si trova è di continui cambiamenti. Il trend fumetto in questo momento la fa da padrone nel Cinema e questo è un bene perché il medium gode di un’attenzione forse senza precedenti. Di contraltare però non sempre questa attenzione viene ripagata con una maggiore qualità. Troppi autori, soprattutto americani, tentano di servire ad Hollywood un piatto bello che pronto fossilizzandosi su quello che il fumetto è piuttosto che su quello che può diventare. Il fumetto meanstream americano è prigioniero degli stessi binari da troppi anni con l’unico risultato di ritrovarsi a scimmiottare se stesso, fortunatamente il fumetto “underground” è più vitale che mai anche se fatica a trovare spazio.
M.: Come sempre lei è molto attento all’evoluzione del Fumetto
E.: Nel mio lavoro ho sempre pensato che un autore, quando decide di narrare una storia, che sia scritta o per immagini, deve sapere bene da dove vuole partire e dove vuole arrivare. Nello svolgimento può succedere di tutto ma il traguardo deve essere ben visualizzato nella sua mente altrimenti rischia che tutto gli scappi di mano.
M.: E cosa ne pensa dell’attuale fumetto supereroistico?
E.: Per i supereroi il discorso è diverso. Quando un personaggio è di proprietà non di una persona ma di un editore allora può esserci solo l’inizio e lo svolgimento, la fine non ci sarà mai, talvolta nemmeno se a morire è la stessa casa editrice. Sono personaggi che crescono, si evolvono, cambiano col passare del tempo tentando di ammodernarsi ma non possono avere un termine. A conti fatti ci sopravvivranno, saremo cenere e Peter Parker o Clark Kent saranno ancora lì, diversi certo, ma sempre lì.
M.: Detta così è abbastanza inquietante.
E.: Lo so. Ma parlo a ragion veduta. Crede che quando iniziai con Spirit avrei immaginato che dopo di me sarebbe sopravvissuto? Ne sono onorato, certo, ma non nacque con quei presupposti.
M.: Spero si sia perso l’orribile adattamento cinematografico?
E.: No, no, anzi, ero molto curioso di vedere la visione che poteva avere di uno dei miei personaggi un altro autore. Inoltre Frank (Miller) è un amico di vecchia data.
M.: E come l’ha trovato?
E.: Le dirò, ho sempre pensato che Frank fosse una persona ambiziosa ma è incredibile come la sua carriera sia riuscita a riservargli un Aldilà così singolare.
M.: In che senso?
E.: Grazie alla sua carriera è riuscito ad occupare un posto nell’Inferno dei Cineasti, uno nel Paradiso dei Reazionari e uno nel Limbo dei Fumettari.
M.: Ah, da voi è nel Limbo
E.: Beh, direi che ne ha di cose da farsi perdonare. Ma ora devo salutarla, è stato piacevole chiacchierare con lei. Se vuole posso perorare la sua causa con qualche amico lassù.
M.: La ringrazio, mi piacerebbe intervistare Jack Kirby
E.: Glielo chiederò ma se dovesse accettare la prego di andarci cauto con le domande su Stan Lee o il suo editore potrebbe censurarle l’articolo per eccesso di turpiloquio. Arrivederci.
E con questo si congeda ritornando nella nebbia. I due medium escono dalla trance, si alzano e senza proferire parola tra di loro si incamminano in direzioni opposte, solo Don Gaetano mi si para davanti e mi sussurra, toccandosi la cicatrice che gli riga la guancia. “i pomodori aumentano e il ciuccio si stanca per la salita” e con queste parole si incammina verso casa.
Poi mi sono svegliato.
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