mercoledì 22 dicembre 2010

rece02


Proprio l’altra sera ho finito di leggere il SUPERMAN EARTH ONE di Straczynski e Shane Davis. Il volume, annunciato alcuni mesi fa, si prefiggeva l’obiettivo di lanciare l’universo Earth One, una sorta di Ultimate della DC, nel quale le avventure delle due principali icone della casa editrice, Superman e Batman, vengono ammodernate e rinarrate dal principio, con una nuova versione delle origini più in sintonia con i tempi moderni, per rilanciarli verso le sfide del ventunesimo secolo; il tutto fatto però alla maniera della DC, quindi volumi cartonati autoconclusivi a cadenza semestrale o annuale.

In attesa del Batman di Geoff Johns e Gary Frank, in uscita nel 2011, è toccato al creatore di Babylon 5 l’onere di narrare le nuove origini dell’Uomo d’Acciaio. Devo ammettere che la scelta di Straczynski, al momento dell’annuncio da parte di DC, mi era sembrata una scelta molto azzeccata, dopotutto aveva appena finito di rilanciare in maniera egregia il Mitico Thor per la Marvel e, sempre per la Casa delle Idee, aveva ottimamente ripreso e aggiornato lo Squadrone Supremo di Mark Gruenwald per poi passare alla DC in rotta con la dirigenza Marvel per la pessima gestione del finale della sua run di Spiderman. Alla Distinta Concorrenza non deve essere sembrato vero di poter togliere alla Marvel uno dei suoi scrittori di punta e gli hanno affidato, tra l’altro, il difficile rilancio di Wonder Woman e del mensile di Superman.

Questo però accadeva fino al lancio del suddetto Earth One che, aldilà delle più rosee previsioni della DC, si è rivelato il volume best seller dell’anno entrando persino nella classifica dei volumi più venduti del New York Times. Da quel momento le cose sono cambiate, DC ha chiesto allo scrittore di ottimizzare i tempi per il secondo volume in modo da poterlo anticipare alla prima metà del 2011 e contemporaneamente ha chiesto a Gary Frank e Geoff Johns di accelerare nella realizzazione di Batman.

Questa richiesta da parte dell’editore ha portato per forza di cose Straczynski a dover abbandonare i due mensili restando solo come supervisore alle trame per i suoi sostituti che dovranno portare a termine le due saghe da poco iniziate, ha inoltre deciso di occuparsi per il momento solo di progetti in volume abbandonando definitivamente il seriale.

Tornando a SUPERMAN EARTH ONE devo dire che mi ha favorevolmente colpito. Straczynski non si è limitato semplicemente a rinarrare le origini di Superman spostando avanti le lancette al 2010 ma ha deciso di partire nella sua narrazione non dall’usuale Krypton ma bensì da quel momento che sta tra la partenza da Smallville e la sua assunzione al Daily Planet. Non starò a spoilerarvi tutto il volume che è ottimamente illustrato da Shane Davis e colorato da Barbara Ciardo, ma vorrei soffermarmi sull’approccio di Straczynski all’Uomo d’Acciao; nel volume Clark Kent è poco più che ventenne, in cerca di occupazione, ben conscio dei propri poteri tanto da potersi permettere di approcciare e primeggiare diverse attività lavorative anche molto lucrative, ovviamente anche in funzione del mantenimento di una madre vedova a Smallville, non ci dimentichiamo che è Superman.

In uno dei passi salienti della storia il giovane Clark discute con sua madre della necessità o meno di indossare una maschera quando arriverà il momento di usare i suoi poteri in pubblico. La madre gli risponde che quando la gente vedrà le cose che sa fare ed i suoi poteri sarà spaventata, una maschera aumenterebbe solo questa paura ed inoltre solo guardandolo negli occhi avrebbero potuto vedere le sue buone intenzioni ed aggiunge tristemente che la maschera è quella che dovrà indossare il resto del tempo.

Secondo me è questa la chiave di lettura del volume, la ricerca della “maschera”. Quello che il giovane Clark cerca non è semplicemente un lavoro ma la consapevolezza che, prima di poter essere un Super-Uomo, deve decidere che tipo di Uomo vuole essere, non che maschera usare per mimetizzarsi tra gli umani. Cerca il compimento della sua parte Uomo altrimenti non potrebbe esistere la parte Super.

Mi piace che la DC e Straczynski abbiano deciso di introdurre in questo modo le avventure di questo giovane Uomo del Domani e mi ha fatto riflettere sul fatto che negli ultimi anni sono state prodotte alcune tra le migliori storie di Superman della sua lunghissima storia, affrontandone vari aspetti narrativi. Mi viene da pensare al nostalgico “Le Stagioni di Superman” di Jeff Loeb e Tim Sale, all’iconico “All Star Superman” di Morrison e Quitely nel quale i due autori hanno sviscerato in maniera pressoché definitiva tutti gli aspetti del Mito Superman, al classico “Secret Origins” di Geoff Johns e Gary Frank che ne ridefinisce le origini nel DC Universe ufficiale.

Ho sempre sostenuto che Superman è forse il più difficile da scrivere tra i supereroi classici, sarà forse per il bagaglio di 75 anni di storie sulle spalle, credo tra speciali, mini e seriali quasi 10000 storie, oppure per la sua talvolta inapprocciabile onnipotenza buonista, come splendidamente descritto da Steven T.Seagle e Teddy Cristiansen nello splendido volume Vertigo “It’s a Bird!” che narra dell’incapacità di uno scrittore di fumetti, portatore sano di una grave malattia genetica, di avvicinarsi a Superman, un personaggio talmente “larger than super-life” da essere impossibile da immedesimarcisi, condizione obbligatoria per qualsiasi scrittore decida di narrare le avventure di un personaggio di fiction.

Resta il fatto che si conferma il momento d’oro della DC; da un punto di vista narrativo questi anni hanno visto l’uscita di alcuni tra i migliori lavori dell’editore, un editore che mi sembra stia splendidamente affrontando il suo 75° compleanno preparandosi al meglio per le sfide dei prossimi decenni.

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