Bentornati amanti del fumetto a stelle e strisce e bentornati anche a quelli che credono che il rumore di una pagina che gira sia -click-.
Oggi per voi
avevo pronto un bell’articolo di quelli seriosi, che scavano nel passato del
fumetto USA e riesumano nomi ormai semi dimenticati dell’Arte
Sequenziale, poi ho deciso di risparmiarvi e di chiuderlo nel cassetto come
quell’episodio fill-in degli anni ‘80 pronto per essere tirato fuori
appena avrò realizzato il mio piano segreto di ingravidare una delle figlie del
sovrano d’Olanda per instaurami sul trono d’Orange.
Nell’attesa
che i servizi segreti olandesi mi spezzino le gambe oggi parliamo di una delle
più vecchie faide del mondo del fumetto, quella che vede protagonisti Alan
Moore e Grant Morrison.
-rullo di
tamburi-
“Dal Wembley
Stadium di Londra, l’incontro più atteso dell’anno”.
Nell’angolo
rosso, dalla capitale del Northamptonshire, con un’altezza di un metro e
novantadue di barba e peli superflui, il Bardo di Northampton, lo storyteller
degli storyteller, la leggenda del fumettoooooooo ALAAAAN MOOOORE.
Nell’angolo
blu lo sfidante, l’uomo che salta dalla California alla fredda Glasgow con un
sol balzo, il dandy-nerd, il fashion idol del Fumetto, la superstar dello
spandex, la pelata più lucente di Gotham, lo spregiudicato GRAAAAANT
MOOOORRISOOON.
- ALERT! -
Avvisiamo gli spettatori che nessuno dei contendenti ha superato il test
antidoping.
Ma una delle
cose che ha fatto girare di più gli zebedei a Moore è il fatto che la
giornalista, successivamente defenestrata dal quotidiano, sollevasse alcune
obiezioni sulla persistenza nelle opere di Moore della tematica della violenza
sulle donne e dello stupro come arma di offesa, arrivando ad importunare
Melinda Gebbie, moglie di Moore, fino ad una convention in Spagna per sapere
cosa ne pensasse, come donna, del fatto che nelle opere di suo marito la
violenza sulle donne e lo stupro fossero temi ciclici e funzionali allo
sviluppo delle trame. A questo punto Moore si è reso conto che gli appunti che
gli venivano mossi da questa pseudo-giornalista erano in gran parte tra gli
stessi usati da Morrison in alcune interviste e non ci ha visto più. Moore ha
quindi colto l'occasione di un'intervista online per togliersi qualche pietra
dalla scarpa liquidando Morrison come uno stalker letterario, un pessimo
imitatore del lavoro altrui, in special modo il suo e quello di Michael
Moorcock, il creatore di Elric e soprattutto di Jerry Cornelius, agente segreto
e lisergico viaggiatore spazio-temporale, creato da Moorcock per essere inteso
come il primo personaggio open source della letteratura, nell'intenzione di
creare l'archetipo definitivo dell'avventuriero interdimensionale. A Cornelius
si sono ispirati negli anni Moebius per il Garage Ermetico, Bryan Talbot
per Luther Arkwright e quella che é stata la pietra dello scandalo, la
creazione di Morrison e suo alter ego Gideon Stargrave. Dopo la sua apparizione
su Invisibles, Moorcock protestò ufficialmente con la DC poiché riteneva
che Stargrave non fosse solo ispirato a Cornelius ma ne fosse un plagio bello e
buono.
Dal canto
suo Morrison non ha mai risparmiato critiche all'opera più nota di Moore,
Watchmen, dichiarando che fosse un pò più che ispirata dal romanzo
"Superfolks" di Robert Mayer.
Moore ha
addirittura liquidato Morrison come dilettante della magia per puro gusto di
imitazione e squallido appartenente al
partito conservatore per aver accettato l'estate scorsa un'onorificenza dalla
Regina definendolo punk da operetta.
Insomma sono
volati gli stracci tra i due autori britannici più noti; Morrison si è difeso
sul sito TheBeat ma, quasi fosse un autogol, la redattrice dell'articolo è la
stessa giornalista che aveva fatto imbestialire Moore sull’Indipendent.
Ma infondo
la verità è una sola e cioè che questi due dotatissimi scrittori concepiscono
in maniera totalmente differente il mondo del fumetto, Moore rinfaccia a
Morrison di voler essere costantemente al centro dell’attenzione e di ambire ad
essere il cocco di ogni editore d’America anche a costo di plagiare altri
autori; Morrison dal canto suo rinfaccia a Moore la sua costante idiosincrasia
per il mondo del fumetto e chi vi lavora.
Secondo lo scrittore di Glasgow Moore avrebbe potuto essere l’ambasciatore del fumetto e mentore di tutta una nuova generazione di autori mentre invece ha preferito chiudersi in casa e gettare palate di fango su chiunque fosse venuto dopo di lui. Insomma due caratteri inconciliabili, il più famoso autore meanstream che si comporta come un fumettista underground e la superstar del fumetto anglosassone che cerca costantemente di emergere da un ombra più grande della sua che in realtà non lo nasconde più da molto tempo, se solo la smettesse di soffrire dell’invidia del pene di Alan Moore ne gioverebbe tutta la sua produzione.
Secondo lo scrittore di Glasgow Moore avrebbe potuto essere l’ambasciatore del fumetto e mentore di tutta una nuova generazione di autori mentre invece ha preferito chiudersi in casa e gettare palate di fango su chiunque fosse venuto dopo di lui. Insomma due caratteri inconciliabili, il più famoso autore meanstream che si comporta come un fumettista underground e la superstar del fumetto anglosassone che cerca costantemente di emergere da un ombra più grande della sua che in realtà non lo nasconde più da molto tempo, se solo la smettesse di soffrire dell’invidia del pene di Alan Moore ne gioverebbe tutta la sua produzione.
Resta il
fatto che da semplice lettore spero che questa (in)sana rivalità ci regali
opere sempre più ardite e originali da parte di questi due giganti del fumetto
anglosassone, dopo tutto alcuni vecchi adagi non passano mai di moda, “tra i due
litiganti il terzo gode” e fortunatamente il terzo siamo noi lettori.
1 commento:
Come sempre un'analisi attenta e lucida!
Bravo CELESSEDDI'
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