L’altro giorno rileggevo un’intervista ad Alan Moore nella quale gli veniva chiesto, tra le altre cose, cosa ne pensasse del fatto che il più recente successo della DC Comics, Blackest Night, si basasse su una sua storiellina di Lanterna Verde di poche pagine scritta nel 1985. Il buon Alan, dal suo ritiro di Northampton, non è mai stato uno che le manda a dire, soprattutto nel suo rapporto con le due major del fumetto americano e ha bollato come ridicola la scelta di continuare a mungere dalle sue storie di ormai un quarto di secolo fa. Ovviamente sulla rete c’è stata la reazione dei molti fan del maxi evento DC, una saga tra l’altro considerata già tra i migliori crossover di sempre, ottimamente orchestrato da Geoff Johns e soci.
Alcuni lettori ed anche qualche autore si sono detti offesi dalle parole di Moore e lo hanno accusato di parlare di qualcosa che non aveva nemmeno sfogliato e che l’intera storia del fumetto supereroistico americano è basata sul prendere spunto da eventi delle storie del passato e da queste ripartire per creare nuove avventure; qualcun altro ha invece proferito delle blasfemie tipo “non scrive un fumetto buono da più di dieci anni” e “a stare sempre chiuso a Northampton si è rincoglionito”.
Ora, premesso che Alan Moore con il semplice ausilio di due candele e un accendino può maledirvi fino alla settima generazione senza muoversi dal salotto di casa sua, credo che il discorso che volesse fare fosse più profondo della semplice stroncatura di un fumetto. Nell’intervista Moore offre una disamina abbastanza obiettiva dell’attuale mercato dei fumetti di supereroi che giudica fermo nella sua evoluzione. Dopo aver raggiunto negli anni ‘80 un picco qualitativo fino allora semisconosciuto si è fossilizzato sulle storie e le tematiche di quelle serie senza riuscire più a trovare nuovi spunti e nuove idee, continuando a rimestare in quelle opere, le sue ma anche quelle degli altri autori non solo britannici di quella splendida stagione del fumetto americano. Proseguendo nel discorso ricorda di come le storie che leggeva da ragazzo fossero piene di trovate intelligenti ed idee brillanti senza che dei tizi inglesi, depressi a causa della politica thatcheriana, gli dicessero come farlo.
Come al solito Alan Moore continua ad essere la spina nel fianco dell’industria fumettistica americana, pur non appartenendo al baraccone statunitense fatto di mega convention, tour dei negozi ed interviste in pubblico, riesce comunque ad essere parte integrante dell’aspetto artistico e didattico del media fumetto cercando, insieme a pochi altri illuminati, di spingere sempre un po’ più in là la barriera di cosa è possibile fare con questa forma d’arte che, aldilà di loghi sgargianti, confezioni mirabolanti e cineproduzioni multimilionarie, continua ad aver sempre e solo bisogno di un foglio, una matita e delle buone idee per riuscire a comunicare un’emozione o un frammento di conoscenza.
DC
All’inizio degli anni ’80 i due fumetti che si contendevano il primato di miglior albo di supereroi erano gli X-Men di Claremont e Byrne e i New Teen Titans di Marv Wolfman e George Perez che riuscirono a trasformare la serie dedicata ai sidekick del DC Universe in una splendida serie che sapeva essere contemporaneamente avventurosa e brillante nel narrare soprattutto della maturazione di questi super adolescenti vissuti spesso nell’ombra di eroi talvolta ingombranti ed introducendo anche nuovi personaggi entrati ormai stabilmente nel cast dell’universo DC. Ora, venti anni dopo, Wolfman e Perez portano a compimento la graphic novel definitiva dei Teen Titans, un’opera che era quasi considerata il Santo Graal del DC Universe pre-Crisis. Imperdibile.
WAR Month alla DC che resuscita come speciali one shot le sue più famose testate di guerra del passato: Our Army at War, Weird War Tales, Our Fighting Force, GI Combat; team creativi di tutto rispetto che comprendo Darwin Cooke, Matt Sturges e Joe Kubert.
Bruce Wayne è ovviamente resuscitato, speriamo che il suo ritorno non sia banale come quello di Capitan America ma, conoscendo Grant Morrison non credo che corriamo questo rischio.
MARVEL
Tempo di revival per Howard the Duck nella mini Back in Quack, a fargli da sidekick l’Uomo Ragno. Copertine di Scottie Young ad impreziosire tutto.
Parte la mini I Am an Avenger che in brevi racconti spiegherà cosa rende Avenger un Avenger, a parte apparire in una delle dodici testate e miniserie dell’Avenger-verse.
Su Thor 615 esordio per il nuovo team Matt Fraction e Pasqual Ferry. Promettono proprio bene.
Wolverine Road to Hell è una mini saga che inaugura il lancio del Wolverine-verse il mini ombrello che raccoglierà tutte le testate dedicate a Wolverine e alla sua ormai straripante progenie. Tutti ripartono da uno, Logan in WOLVERINE di Jason Aaron e Renato Guedes, Daken in DARK WOLVERINE di Daniel Way e Camuncoli e X-23 nella serie omonima a cura di Marjorie Liu e Will Conrad; prossimamente Cicciobello Wolverine con l’artiglio che gli esce dal sedere!
Squillino i tamburi! Si conclude col numero 21 la minkiata dell’anno, Franken-Castle, se vi conosco un po’ ora ci toccheranno King Kong Castle, Red Castle, Space Castle e chissà quale altra fantastica str….ta.
INDY
La Dynamite manda alle stampe il primo archivio di Vampirella, contiene dei classiconi a cura di Frank Frazetta, Forrest J. Ackerman, Neal Adams e tanti altri maestri americani.
Dark Horse manda alle stampe il volume AMAZING SCREW-ON HEAD che raccoglie tutte le storie brevi di Mike Mignola non facenti parte dell’universo di Hellboy; consigliato perché contiene alcuni piccoli gioielli.
Alla Aspen Joe Benitez lancia la sua nuova creazione, Lady Mechanica con la quale spera di rilanciare la casa editrice fondata dal compianto amico Michael Turner.
Alla Bongo nuovo speciale di Halloween dei Simpson, Treehouse of Horror 16. Team creativo come la solito sorprendente: Kelly Jones, Peter Kuper ed il mitico Lemmy dei Motörhead.
Molte chicche tra i volumi, cominciamo con BRUSH WITH PASSION che ristampa il volume dedicato alla carriera del grande Dave Stevens; continuiamo con SORAYAMA MASTERWORKS che raccoglie tutte le migliori opere dell’artista giapponese. Chiudiamo con BEST AMERICAN COMICS 2010 un’antologia curata da Neil Gaiman, Jessica Abel e Matt Maden che raccoglie il meglio della produzione fumettistica americana più all’avanguardia, insomma non vi aspettate culturisti in mutande, vi ho avvisati.
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